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Il terribile inverno del 1708/1709
Redatto il: 03 gennaio 2017 ore 18:35

Nell’analisi della storia climatologica dei più rigidi inverni del passato, primato assoluto spetta alla stagione 1708/1709. La ricostruzione degli eventi accaduti in quel periodo porta a concludere che si trattò di uno degli episodi più freddi di cui si abbia testimonianza, non solo nelle nostre zone, ma nell’intero continente europeo, con inevitabile grande sofferenza delle popolazioni dell’epoca.

La laguna di Venezia congelata nel Gennaio 1709

La laguna di Venezia congelata nel Gennaio 1709

 

Cercheremo pertanto di ricostruire, per sommi capi, quanto avvenne in questa anomala stagione, grazie in particolare alle cronache ed agli scritti del tempo, recuperati con dedizione da Daniele Salmelli.

La stagione si mostrò particolarmente incostante già per gran parte del precedente anno 1708, con una primavera spesso burrascosa, un’estate secca, ed una prima parte di autunno estremamente piovosa, con inondazioni del Po nelle basse pianure parmensi e reggiane tra il 6 e l’8 Ottobre. La seconda metà di ottobre tuttavia fece registrare un primo assaggio di quello che sarebbe stata la stagione successiva, con le prime nevicate sulle pianure emiliane (neve il 15 Ottobre a Colorno), ma si trattò solo di una fase limitata, tant’è che i successivi mesi di Novembre, Dicembre, ed anche i primi giorni di Gennaio, risultarono nel complesso miti.

Con l’inizio del nuovo anno la situazione cambiò radicalmente: un robusto anticiclone russo siberiano si espanse su Europa orientale e Scandinavia, pilotando masse d’aria gelida verso il Mediterraneo, nella più classica delle dinamiche necessarie per portare il freddo in Italia, seppur con intensità e durata assolutamente eccezionali.

 Pressione media al suolo nel mese di Gennaio 1709 - Fonte NOAA

 

L’inverno quindi entrò in scena con prepotenza nella notte tra Domenica 6 e Lunedi 7 Gennaio, quando correnti gelide da oriente entrarono violentemente in Pianura Padana, determinando uno dei più repentini abbassamenti di temperatura mai registrati (congelamento in una notte di alcuni tratti della Laguna veneta).

Bibbiano (RE) “circa le 2 hore di detta notte levossi un vento con pioggia non molto grossa, che circa le 4 hore si fece neve, e durarono tanto il vento quanto essa (la neve) tutto il Lunedi seguente con freddo gagliardissimo, che la neve s’alzò più di un ginocchio restando molto polverosa.

Reggio Emilia  “La notte dell’epifania si scatenò un vento aquilonare accompagnato con acqua che subito si congelava e poi vennero nevi e ghiacci” “Verso le 23 hore si levò un vento così freddo ed agghiacciato che non passò intiera la notte senza partorir della neve.

L’ingresso freddo fu accompagnato verosimilmente dalla formazione di un minimo di pressione sul Tirreno settentrionale, piuttosto lento nella sua evoluzione, che favorì abbondanti nevicate sino a Mercoledi 9. In buona sostanza immaginiamo un 13 Dicembre 2001 durato 3 giorni anziché poche ore…

Bibbiano (RE) Il martedì (07/01)poi parve che nella superficie facesse un poco di crosta, alla quale si aggiunse altra neve ancora”

Parma: 1709 Gennaio 7, soffiando un terribilissimo levante che impediva di camminare cagionò tanta neve li 8 che se ne misurarono once 20 (circa 80 cm).

I giorni successivi, sino al 14 Gennaio, videro un parziale ma non totale miglioramento del tempo: l’alta pressione non riuscì ad imporsi ma anzi continuò l’interazione tra le masse d’aria fredda di origine continentale ed aria più umida Mediterranea, tant’è che nelle zone esposte (regioni Tirreniche ed Adriatiche) vi fu un primo disgelo; diversamente in Pianura Padana resistette il classico cuscino di aria fredda, con permanenza di freddo intenso e primo congelamento dei corsi d’acqua.

Tra il 14 ed il 15 Gennaio tuttavia una nuova potente irruzione di aria fredda determinò il ripetersi delle condizioni già registrate pochi giorni prima, con recrudescenza del freddo (in una sola notte congelò nuovamente la Laguna Veneta) e la formazione di una nuova depressione sul Tirreno, con l’arrivo di nuova neve in particolare il giorno 17:

Parma: “nel giorno 17 cadde con vento impetuoso quantità di neve che oltrepassò l’altezza di un braccio parmigiano (55 cm)”

Piacenza: “la neve è cresciuta all’altezza di un braccio (47 cm)”

Nei giorni seguenti, in particolare tra il 20 ed il 23 Gennaio, il freddo giunse al suo culmine, grazie al rasserenamento del cielo ed alla calma di vento:

Parma: “gelarono le acque del Po in modo che transitavasi a piedi e né luoghi ove era più largo con carri e calessi”

Reggio Emilia: “se qualcuno pigliava dell’acqua e la gettava in alto, prima di cadere in terra gelava, e si faceva dura come grandine”

Bibbiano (RE): “gelava ogni cosa anche nelle case più calde. Si tagliava con ferri l’oglio d’oliva, e si portava francamente in mano”

I danni alla vegetazione ed alle colture furono devastanti per le fragili economie agricole dell’epoca:

Piacenza: “seccaronsi le noci ed assai altre piante fruttifere, e quasi tutte le viti”

Parma: “per aversi seccate anche le viti, per alcuni seguenti anni si penuriò di vino, e si perdette molto grano seminato”

Reggio Emilia: “nelle campagne s’udivasi crepare con grande strepito gli arbori, si seccarono tutte le viti, noci, pomi e ulivi “

Nelle zone collinari (es. Collecchio, Maiatico, Sala Baganza) la vite subì gravissimi danni, con diminuzione della produzione nell’anno 1709 sino al 70% rispetto gli anni precedenti. 

I danni alla vegetazione e gli effetti sul territorio permettono di stimare valori minimi di temperatura sino a -30°C nelle zone di pianura (od oltre? Si consideri che il noce gela a -40°C), -20°C nelle aree collinari.

La stagione particolarmente rigida del 1709 fu poi molto lenta a mitigarsi: solo verso metà febbraio i fiumi si liberarono completamente dai ghiacci, mentre ancora tra fine Febbraio e inizio Marzo vi furono abbondanti nevicate (40 cm a Modena il giorno 28 e nuova neve a Bologna il 1-2 Marzo, addirittura a Viadana il manto nevoso risultò maggiore rispetto agli eventi di Gennaio).

Si conclude così la cronaca, sintetica, di quanto accadde in Emilia nello straordinario inverno del 1708/1709, una stagione che lasciò un profondo segno nelle popolazioni dell’epoca, anche se abituate ad inverni particolarmente rigidi: ci trovavamo infatti in piena “Piccola era Glaciale”, un periodo contrassegnato da molti rigidi inverni nel continente Europeo.

E torneremo a parlare di rigori climatici nei prossimi articoli, portando nuove testimonianze, relative a Parma ed all’Emilia, degli inverni che furono.

Un particolare ringraziamento a Daniele Salmelli per aver condiviso il proprio archivio cronachistico (rif. "Le Meteore ed il Frumento", di Roberto Finzi (cronache del 1709 a cura di Daniele Salmelli), Ed. Il Mulino)


A cura di: D.Frati, D.Salmelli
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