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Ipotesi Ruddiman
Redatto il: 18 marzo 2016 ore 16:24

La tesi del famoso paleoclimatologo William Ruddiman è una delle ipotesi più singolari e criticate sul moderno global warming. Il seguente articolo fornirà una descrizione generale di questa teoria, le critiche mosse a sfavore e le ipotesi in accordo con essa. 

Per introdurre il discorso, ritengo che la mummia del Similaun (Oetzli) conservata al museo di Bolzano, sia un ottimo esempio per partire e semplificare l’argomento. 

Il corpo di Oetzli risale a 5000 anni fa e conserva tutt’ora dati e testimonianze utilissimi allo sviluppo di tesi paleoclimatiche.

Il fatto che circa 5000 anni fa questi uomini si muovessero sulle zone alpine a quote superiori a 3000 m s.l.m. è indice che le condizioni fossero favorevoli e quindi si può ipotizzare che il volume dei ghiacciai e dei nevai fosse inferiore a quello attuale.

L’immagine sopra mostra l’andamento del livello medio marino negli ultimi 20.000 anni, si può osservare che la curva raggiunge il suo max attorno ai 5000 anni fa. Il max è identificato dalla retta verticale MFS (Maximum Flooding Surface), la quale rappresenta la massima ingressione del mare sulla terraferma.

5000 anni fa c’era la cosiddetta condizione di Optimum Climatico caldo successivo ai periodi freddi del Wurm prima e del Dryas Recente dopo, quindi l’ipotesi che in quel periodo i ghiacci alpini fossero molto ridotti sembra essere vicina al vero.

Oetzli fornisce inoltre un’altra informazione strabiliante. Qualche tempo fa è stata eseguita un’autopsia sul cadavere, la quale ha stabilito che l’uomo fu ucciso probabilmente da un altro essere umano sul finire dell’estate. Il fatto che poi il cadavere sia stato ricoperto dalle prime nevi autunnali e che sia stato scoperto solo 5000 anni dopo, è un indice che periodi così caldi non sono più avvenuti successivamente, altrimenti il ghiaccio sciogliendosi avrebbe trasportato il cadavere verso le aree di drenaggio e se ne sarebbero perse definitivamente le sue tracce. 

Oetzli invece giunge fino a noi, conservato nel ghiaccio del Similaun fino al 1991, quando due escursionisti tedeschi notarono casualmente qualcosa emergere dal ghiaccio. 

Ma tutto ciò, cosa c’entra con Ruddiman? La sua ipotesi inizia con una frase molto dura: il GW per mano antropica (AGW) non è iniziato da 2 secoli, bensì da 8000 anni fa!

Ruddiman sostiene che da 8000 anni fa ad oggi c’è stato il vero sviluppo della civiltà umana il quale ha portato all’immissione sempre maggiore, ma graduale, di gas serra nell’atmosfera.

Analizzando il grafico sopra delle analisi di Ruddiman si vede come la curva della CO2 segua il suo “trend naturale” fino circa a 8000 anni fa per poi discostarsi totalmente, Ruddiman riconduce questo all’effetto dell’espansione dei popoli e il conseguente disboscamento per necessità. Allo stesso modo, la curva del CH4 si discosta completamente da 5000 anni fa ad oggi e questo, sempre secondo l’autore, sarebbe da ricondursi alle pratiche agricole (allevamento, irrigazione…) (sottolineo inoltre che i grafici si fermano all’inizio dell’era industriale settecentesca).

I valori di CO2 e CH4 provengono dalle carote di ghiaccio, Ruddiman pone l’attenzione sui valori di CH4: un dato ad alta risoluzione proveniente da una carota di ghiaccio groenlandese mostra un picco di metano con valori superiori alle 700 parti per miliardo attorno a 11.000 anni fa, questo valore viene di nuovo raggiunto all’alba della rivoluzione industriale. L’autore dichiara che questi trend di CO2 e CH4 non hanno senso, non sono influenzati dalla variabilità naturale, qualcosa è stato inserito nel sistema e lui punta il dito contro l’operato umano.

L’opera di Ruddiman che riassume i suoi studi è “Plows, plagues and Petroleum” – “Aratro, peste e petrolio”. Le attività agricole avrebbero influenzato il trend del CH4, la combustione del legno prima e dei combustibili fossili poi avrebbero influenzato i valori della CO2, ma la peste? A cosa si riferisce l’autore?

Questa è probabilmente la parte più “hollywoodiana” della sua teoria: Ruddiman sostiene che le grandi epidemie abbiano avuto l’effetto di moderare l’impatto antropico sul clima.

Secondo l’autore, l’impatto sul clima della grande peste bubbonica del 1300 è registrato dalla successiva P.E.G. (piccola era glaciale anni 1400-1800). Un minor utilizzo di combustibili da parte della popolazione, perchè decimata dall’epidemia, avrebbe fatto scendere i livelli di gas serra e il trend si sarebbe riavvicinato a quello naturale, ovvero un trend freddo. 

Ruddiman infatti conclude dicendo che il GW antropogenico ha ritardato una glaciazione. Un’affermazione sicuramente forte, da qui il collegamento iniziale con Oetzli: la mummia è sempre rimasta sepolta nel ghiaccio perchè il trend generale a grande scala è di raffreddamento, ma una grossa perturbazione come il GW moderno può disturbare profondamente questo trend.

Data la pesantezza di certe affermazioni, questa teoria ha ovviamente subito pesanti critiche, ma anche tesi mosse a favore di essa. Qui di seguito verranno descritte le principali.

 Una pubblicazione di Schmidt et al., (2004) sostiene che l’aumento del  CH4   a partire da 5000 anni fa non sia imputabile all’uomo ma all’enorme scioglimento delle calotte glaciali, al conseguente ingrossamento di fiumi, espansione dei delta ed innalzamento del mare. Episodi come ad esempio quelli del Lake Agassiz o Lake Missoula. 

La comunità scientifica è quasi giunta alla conclusione che le cause scatenanti della P.E.G. siano da ricercare nell’influenza della forzante solare, la quale avrebbe fatto variare parametri come CDG (corrente del Golfo), NAO (north atlantic oscillation) e fatto cadere il continente Europeo in un intenso periodo freddo.

 Il GW avrebbe ritardato una glaciazione e Ruddiman dichiara che, dati alla mano, certi ghiacciai canadesi sarebbero in espansione. Un recente studio (Tzedakis et al; 2012) pubblicato su Nature è fondamentalmente in accordo con questa tesi, sostenendo che sia impossibile l’inizio di una fase glaciale con valori di CO2 che si avvicinano a 400 ppm.  

Una buona parte della comunità scientifica è a favore di tale ipotesi di “ritardo”  precisando però che i GHG (green house gasses) non provengono solo dall’attività antropica e sono inseriti in un grande sistema di forzanti/feedback.

 La teoria di Ruddiman, giusta o sbagliata che sia, ha ovviamente creato grande scompiglio all’interno della comunità scientifica e questo è uno dei più grandi meriti di Ruddiman, perchè ha apportato molti nuovi spunti sui quali concentrarsi.

 

Fonti:

•P. C. Tzedakis, J. E. T. Channell, D. A. Hodell, H. F. Kleiven & L. C. Skinner, Determining the natural length of the current interglacial, Nature Geoscience (2012) doi:10.1038/ngeo1358

•Ruddiman, W. F. 2005. Plows, Plagues, and Petroleum: How Humans look Control of Climate. Princeton Univ. Press, Princeton, NJ

•Ruddiman, W. F. (2003), The anthropogenic greenhouse era began thousands of years ago, Clim. Change, 61, 261–293.

•Schmidt, G. A., Shindell, D. T. & Harder, S. A note on the relationship between ice core methane concentrations and insolation. Geophys. Res. Lett. 31, L23206 (2004)

 


A cura di: Giulio Torri
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